Orologio in powerpoint

Come inserire un orologio in PowerPoint per gestire meglio le presentazioni

Inserire un orologio in PowerPoint può essere davvero utile, soprattutto se abbiamo bisogno di tenere sotto controllo i tempi.

Uno sguardo costante a un orologio su una parete o all’orologio da polso per rientrare nei tempi di una presentazione può distrarci e, in molti casi, sembrare maleducato agli occhi di chi ci sta seguendo. Per fortuna, c’è una soluzione semplicissima: possiamo inserire l’orologio direttamente all’interno della presentazione, così che sia utile anche a chi ci segue!

Inserire un orologio in PowerPoint, potrebbe non essere necessario

Prima di continuare, un suggerimento: se usiamo una nuova versione di Office di Microsoft e usiamo il nostro portatile per la presentazione, non abbiamo bisogno di aggiungere un orologio all’interno delle slide.

Infatti basterà avviare la proiezione della presentazione. Sullo schermo principale (di solito il proiettore) scorreranno le slide, mentre sul secondario (quello del portatile) lo strumento per relatore ci mostrerà diverse informazioni, fra cui anche il comodo Powerpoint timer che ci permette di tenere d’occhio l’ora durante la presentazione.

Orologio in Powerpoint-con-la-visualizzazione relatore non serve
Nelle versioni nuove di PowerPoint l’orologio è presente nello schermo del relatore

Ma se usiamo un altro pacchetto di applicazioni, oppure usiamo un sistema che non permette di sfruttare questa comoda funzione, allora inserire un orologio nella nostra presentazione può essere servirci.
Per buona misura, se non conosciamo la location, provvediamo comunque. Come dicono gli americani better safe than sorry oppure, in modo più ruspante, meglio arrossire che sbiancare

Come inserire un orologio in PowerPoint

Il sistema migliore per aggiungere un orologio alla nostra presentazione primo consiste nell’utilizzare una funzione di PowerPoint integrata. Questa ci permette di mostrare in modo discreto l’ora e la data nella presentazione. 

Questo sistema non è un metodo attivo e aggiorna l’ora e la data solo quando passiamo da una slide all’altra durante la presentazione. È utile soprattutto per dare un’occhiata veloce all’ora mentre stiamo facendo la nostra presentazione.

Per usare la funzione integrata di PowerPoint dobbiamo solo aprire la nostra presentazione e spostarci nella scheda inserisci del programma. Qui, nella sezione Testo troveremo l’opzione Data e ora.

Inserire orologio in powerpoint inserisci data e ora

Attenzione: se lavoriamo in finestra o il nostro monitor ha una risoluzione non troppo elevata, l’icona Data e ora potrebbe essere di dimensioni ridotte.

Inserire orologio in powerpoint data e ora ridotte

Una volta selezionata, apparirà la finestra Intestazione e piè di pagina. Qui attiviamo la spunta accanto a Data e ora e selezioniamo Aggiorna automaticamente. Ciò consentirà di aggiornare la data e l’ora ogni volta che cambiamo slide. Ora, selezioniamo la freccia accanto alla data visualizzata.

Inserire orologio in powerpoint finestra opzioni data

In questo modo possiamo scegliere il formato preferito per la data e ora da mostrare.

Una volta finito, scegliamo applica a tutte per inserire l’orologio in una posizione discreta in ogni slide. Volendo possiamo lasciarlo fuori dalla diapositiva del titolo, selezionando semplicemente Non mostrare sulla diapositiva titolo.

Inserire orologio in powerpoint finestra opzioni data dettagli

Una volta confermato, proviamo ad avviare la presentazione. Noteremo che l’orologio si trova nella posizione scelta in ogni slide.

Attenzione: durante le prove per stendere questa guida ho scoperto che non tutti i temi supportano l’orologio in PowerPoint. In particolare, potreste avere problemi se le slide sono state realizzate con un altro applicativo (Google Drive, per esempio. A me è successo con le diapositive esportate del corso Simple Things First). Il consiglio è quello di fare un test prima di aver finito il resto del lavoro, se avere l’orologio in vista è indispensabile.

Inserire l’orologio in PowerPoint non è l’unica soluzione per le presentazioni

Come abbiamo detto impostazione è una soluzione piuttosto spartana, utile nel caso in cui dobbiamo usare una versione datata di PowerPoint o un altro programma di presentazioni. Oppure se il sistema che usiamo non prevede lo schermo del relatore, come avviene, per esempio, in alcune sale convegni.

Un’altra valida alternativa, ma che ha poco a che vedere con PowerPoint, è quella di dotarsi di un presenter, cioè di un puntatore, del tipo “avanzato” che contiene anche un timer. In questo modo, mentre facciamo avanzare le slide e mostriamo i punti più importanti, avremo sotto mano l’orario.

codice algoritmi raccomandazione

Come aprire, modificare e salvare i file .webp

Aprire i file .wepb non è complesso, funzionano nel browser. Ma se vogliamo modificali o gestirli con un editor, le cose cambiano

I WebP è un formato di compressione delle immagini pensato appositamente per il Web. Chi si interessa di ottimizzazione di siti e pagine lo dovrebbe conoscere, dal momento che per ora è il formato per le immagini che garantisce la maggiore velocità. Ma gestire e modificare i file .webp, soprattutto se siamo “on a budget” non è così immediato. Ecco come fare.

Modificare i file .webp: Windows ci riesce nel modo più imprevisto

Negli ultimi anni Windows 10 ci ha abituato ad alcune sorprese, spesso gradite. Come nel caso dei file WebP. Paint è in grado di aprire i file .webp senza problemi. E anche se come sappiamo è un editor molto basilare, ci permette di esportare il file in altri formati.

Per cui, se ci serve una soluzione rapida, possiamo semplicemente aprire l’immagine in Paint, salvarla in un formato diverso e lavorarla con un editor più evoluto.

Modificare i file .webp e salvarli in una sola applicazione

Uno dei principali problemi della soluzione rapida è che non possiamo salvare le immagini direttamente in formato WebP. In alcuni casi può essere un problema secondario: WordPress per esempio può sfruttare diversi plugin per convertire le immagini durante il caricamento. Ma se per qualsiasi motivo non possiamo usare le funzioni del nostro CMS, oppure ci servono per progetti diversi, avere a disposizione un editor che faccia tutto può essere comodo.

Uno dei sistemi più rapidi ed economici per avere a disposizione uno strumento di modifica è usare il buon vecchio Paint.net, un editor gratuito che include un buon set di funzioni.

Attenzione !

Anche se il formato WebP garantisce di erogare le immagini in modo rapido ed efficace, le buone pratiche suggeriscono di fornire anche un formato tradizionale alternativo, per i browser più obsoleti. Per farlo bisogna risolvere un po’ di technicalities con il web server, se non ci pensa il CMS

Paint.net è in grado di aprire nativamente il formato solo a partire dalla versione 4.2.5 (se scarichiamo l’ultima versione dovrebbe funzionare). Ma se dobbiamo usare una versione precedente, oppure qualcosa non funziona, possiamo usare questo plugin offerto dalla community.

modificare file webp plugin paint net

Una volta scaricato, dobbiamo solo salvare le 3 DLL che si trovano all’interno del file compresso e salvarli nella cartella FileTypes di Paint.net. Tipicamente il percorso è C:\Program Files\paint.net\FileTypes per chi ha fretta.

modificare file webp copia dll

Una volta installate le 3 DLL saremo sicuri che Paint.net può modificare e soprattutto salvare i file direttamente in formato .webp

Per ultimare la copia potrebbe essere necessario fornire la conferma come amministratore del computer.

modificare file webp conferma

Perché è importante il formato WebP?

Molto semplicemente perché si tratta di un formato più leggero di quelli tradizionali. E come sappiamo, il peso complessivo di una pagina Web è uno degli aspetti più importanti del posizionamento SEO. Se il nostro sito non ha grossi problemi, basterà fare un semplice test di Pagespeed prima e dopo aver implementato questo formato per vedere immediatamente i risultati.

stampare solo commenti in Word

Come stampare solo i commenti in Word

Se vogliamo stampare solo i commenti in Word, per tenerne traccia o analizzarli, esiste una comoda funzione per farlo.

Quando si collabora su un documento con più persone, lasciare commenti, e interagire con i commenti, è una parte essenziale del processo. Chi sostiene che commentare un documento sia in qualche modo tempo perso, è perché non ha mai provato a lavorare su documentazione complessa, come un libro, un manuale tecnico o anche solo una relazione composta da più di una decina di pagine. È possibile stampare il documento insieme ai commenti, ma se volessimo stampare solo i commenti in Word? Naturalmente si può fare, utilizzando alcune delle funzioni meno conosciute che Word mette a disposizione.

Stampare solo i commenti di Word, ci sono ottime ragioni

Perché dovremmo voler stampare solo i commenti di un documento? Ci sono diverse ragioni. Il più ovvio è quello di voler conservare una copia cartacea dei commenti da archiviare insieme al lavoro (i commenti normalmente non vengono stampati). Oppure, in occasione di una riunione con tutti i contributori, è più comodo tenere separati il documento e i commenti. Word infatti permette di stampare i documenti con i commenti, ma se questi sono molti, possono rendere la lettura un vero incubo, anche in fase di revisione.

In ogni caso, la buona notizia è che Word permette la stampa dei soli commenti di un documento, in modo agile ed efficace, direttamente dalle opzioni di stampa del programma.

Come stampare i soli commenti in Word

Per poter stampare i soli commenti in Word c’è una breve procedura da seguire. Prima di tutto apriamo il documento, selezioniamo la scheda Revisione e facciamo click sulla voce mostra commenti. Assicuriamoci che i commenti siano spuntati e visibili.

Come possiamo vedere, nel menu a discesa, c’è la voce Commenti, che deve essere spuntata.

stampare solo commenti in Word revisioni mostra commenti

Notiamo che oltre a poter visualizzare i commenti, per poi stamparli, possiamo anche scegliere quelli di un singolo revisore. Per farlo, sempre dal menu a discesa mostra commenti, scegliamo utenti specifici e aggiungiamo o togliamo le spunte a quelli che vogliamo visualizzare o nascondere.

stampare solo commenti in Word utenti specifici

A questo punto, selezioniamo la scheda File.

stampare solo commenti in Word menu File Stampa
stampare solo commenti in Word menu File Stampa

Nel riquadro a sinistra, selezioniamo la voce Stampa.

stampare solo commenti in Word opzioni stampa

Nella finestra principale appariranno diverse opzioni, insieme all’anteprima del documento. Nella parte superiore della zona Impostazioni, selezioniamo Stampa tutte le pagine.

Nel menu a discesa che compare, scorriamo fino a trovare Elenco commenti – revisioni e selezioniamo questa voce e poi, nella parte inferiore del menu, assicuriamoci che sia spuntato Stampa commenti.

stampare solo commenti in Word stampa

A questo punto dobbiamo solo lanciare la stampa per ottenere un documento che contiene le sole note del nostro documento.

Stampare solo i commenti: funziona, ma attenzione alle anteprime di Word

Attenzione, una nota: nelle prove effettuate per scrivere questa guida, una volta selezionata l’opzione per la stampa dei soli commenti, l’anteprima di stampa non si è aggiornata. Ma la stampa è riuscita con successo. Non preoccupiamoci quindi se l’area principale del menu di stampa continua a mostrare tutto il documento. Ecco come si presenta la stampa dei soli commenti del documento che ho usato come esempio in questo post.

stampare solo commenti in Word risultato stampa
Testo diagonale in word cover

Come fare un testo in diagonale in Word

Se stiamo cercando di abbellire un documento di Word con elementi grafici, possiamo facilmente creare un testo in diagonale in Word usando le opzioni Casella di Testo e WordArt. Di seguito spiegherò passaggio per passaggio come fare.

(nota per i lettori affezionati: per me è un po’ nuovo scrivere una spiegazione di questo tipo invece di spiegarlo di persona, ma mi è stato chiesto da una persona che purtroppo non ho modo di raggiungere in tempi brevi, e mi sembrava il sistema più comodo. Se vi piace l’idea e avete una domanda scrivetemi :) )

Come fare il testo in diagonale in Word con una casella di testo

La Casella di Testo Word è uno dei modi più semplici per fare un testo diagonale in Word. Naturalmente, si parte creando una casella di testo.

Prima di tutto spostiamoci nel menu Inserisci (1) poi scegliamo la voce Casella di testo (2). Attenzione, le nuove versioni di Word “spostano” i menu in funzione della risoluzione del nostro schermo, magari dovremo cercarlo un po’.

Come fare testo in diagonale casella di testo

Scegliamo la casella di testo semplice, per iniziare. Una volta capito il meccanismo possiamo ripetere la procedura con versioni più elaborate.

Come fare testo in diagonale in Word casella di testo semplice

Se abbiamo una versione precedente di Word, la casella di testo si inserirà in modo automatico, senza farci scegliere lo stile.

La casella di testo apparirà in Word. Per modificare il testo all’interno facciamo doppio clic sulla casella. Scriviamo il testo che vogliamo mettere in diagonale.

Una volta scritto, per ruotare il testo dobbiamo solo fare clic in un punto qualsiasi della casella. Nella parte alta vedremo una freccia circolare (rotonda) nella parte superiore del riquadro.

Ruotare il testo maniglia

Facciamo click su questa freccia e spostiamo il mouse a sinistra o destra, per mettere il testo in diagonale come preferiamo. Tutto qui :)

Testo in diagonale in word

Come fare il testo in diagonale in Word con WordArt

Non è uno scherzo: WordArt esiste ancora! E possiamo usarlo per creare un testo in diagonale in Word.

Anche in questo caso dobbiamo usare il menu Inserisci (1) poi scegliere l’icona di Wordart (2).

Come fare testo in diagonale WordArt

Selezioniamo lo stile del testo che si vogliamo inserire. Il menu mostra l’anteprima del testo nel documento.

Come fare testo in diagonale WordArt anteprima

Inseriamo la WordArt che abbiamo scelto. Anche in questo caso per rendere diagonale il nostro testo, dobbiamo solo fare click in una qualsiasi parte dell’elemento, scrivere il testo, poi spostare il cursore sulla “maniglia” circolare e spostarla a destra o a sinistra per ruotare il testo.

Testo diagonale in word rotazione Wordart

Tutto qui. Grazie a questi due sistemi possiamo avere un testo diagonale in Word, senza nessuna fatica.

Impostare il testo diagonale di Word secondo un angolo specifico

Ora sappiamo come fare un testo diagonale in Word, e la rotazione “libera” ha il grande vantaggio di essere piuttosto immediata. Tuttavia è anche imprecisa. Se vogliamo usare un angolo esatto, basta usare le altre opzioni di Word.

Come prima cosa, selezioniamo il testo o la WordArt facendo click.

Nel menu Formato Forma cerchiamo la sezione Disponi. Il tasto di rotazione è poco visibile, rappresentato da un triangolo con una freccia blu. Apriamo il menu a discesa e selezioniamo Altre opzioni di rotazione…

Ruotare testo Word opzioni rotazione

La finestra di layout che si apre dovrebbe essere impostata di default sulla scheda Dimensione. Se non lo è, selezioniamola. Il valore Rotazione si può impostare su qualsiasi grado (intero). Word li calcola in senso orario.

Ruotare testo Word impostare gradi rotazione

Se non ce la caviamo bene con i calcoli in sessagesimale, possiamo usare il segno meno. In pratica, se vogliamo che il testo sia ruotato di trenta gradi a sinistra, possiamo scrivere indifferentemente 330 oppure -30.

Facciamo attenzione a una cosa: l’impostazione non si vede subito, ma quando deselezioniamo l’oggetto, cioè quando “usciamo” dalla modifica e torniamo a scrivere altre parti del documento.

computer per anziani

Se state preparando un computer per anziani, ingannate gli algoritmi

Come molti probabilmente sanno, i corsi di informatica (o più pomposamente “corsi di Digitale”) sono la mia passione. E negli ultimi anni, grazie alla fiducia dell’Agenda Digitale Biellese mi sto interessando molto ai corsi di informatica per anziani. Facendo ricerche sui computer per anziani mi sono imbattuto in questo consiglio, che francamente è forse il più intelligente che abbia letto. Sostanzialmente, si tratta di quello che ho anticipato nel titolo.

Se state preparando un computer per gli anziani della famiglia, ingannate gli algoritmi

Lifehacker, il sito da cui ho preso spunto, in realtà la fa molto più morbida, ma il concetto di fondo è proprio questo: manipolare gli algoritmi dei vari siti per rendere i contenuti dei siti principali più appetibili per gli anziani, che magari non hanno molta confidenza con il Digitale. E ai quali di sicuro non frega niente dell’ultima challenge in cui i dementi affamati di popolarità si cimentano.

Come preparare un computer per anziani manipolando i vari algoritmi

So che in teoria sembra una roba alla codice swordfish, ma in realtà il principio è molto semplice, ed è stato collaudato con successo dal redditor u/TyrKiyote, che lo ha colludato per YouTube.

Dopo aver preparato il computer per gli anziani con i soliti accorgimenti (scorciatoie sul desktop, sicurezza e così via), si tratta semplicemente di aiutarli a iscriversi ai vari servizi. In questo caso, YouTube. E subito dopo, prima di qualsiasi altra cosa, effettuare qualche ricerca su temi di loro interesse. L’esempio parla di Glen Campbell, ma funziona qualsiasi cosa.

computer per anziani

Che sia orticultura, musica d’annata, giardinaggio, pesca o musei, facciamo in modo di guardare e apprezzare subito video che rientrino nell’interesse della persona per cui stiamo sistemando il computer.

Secondo l’esperienza del redditor, e di altri che hanno provato, fa una differenza enorme.

Possiamo usare lo stesso trucco con tutti i siti che si basano su algoritmi per la scelta dei contenuti

Che sia Facebook o Google, Amazon o un qualsiasi altro sito con filtri “intelligenti”, questo semplice trucchetto ha del miracoloso, secondo quanto riportano da più parti.

Perché un trucco così semplice funziona così bene?

Semplicemente perché gli algoritmi che stabiliscono cosa vediamo e cosa no in realtà non sono così intelligenti come vorrebbero farci credere. Infatti non possono fare altro che raccogliere quelli che sono gli interessi che abbiamo già manifestato e in qualche modo proporci qualcosa di simile.

E se per modificare il comportamento per chi, come me, ha decine di anni e migliaia di ore di navigazione sulle spalle ci vuole moltissimo tempo, su un account nuovo e privo di memoria storica ci vuole pochissimo.

Provare per credere. Se siete curiosi, la prossima volta che avete sotto mano un computer o un dispositivo nuovo, provate a creare un nuovo utente Google, per esempio, ed effettuare un paio d’ore di navigazione monotematica sui siti sopra citati.

In men che non si dica sembrerà che Internet sia costituita solo da quello che avete cercato. Un piccolo trucco con un grande potenziale: dimostrare ancora una volta il grande limite degli algoritmi. Non è un caso che anche le aziende stiano facendo marcia indietro in questo senso, tornano a una gestione più centrata sulle persone.

Un consiglio perfetto anche per i corsi di informatica per anziani

Una delle principali accuse che vengono mosse oggi al mondo digitale è di non essere inclusivo. In particolare, quando tengo i corsi di computer per anziani, l’impressione è che il Web non abbia niente di interessante per loro. E molto spesso è sufficiente qualche ricerca per dimostrare il contrario.

lezioni di computer per anziani

Da questo nasce il mio suggerimento: usiamo il più spesso possibile trucchi come questo. Non devono essere gli utenti ad adattarsi al Digitale: deve essere il Digitale al nostro servizio. E grazie a questo piccolo trucco possiamo fare un passo nella giusta direzione.

Un invito che estendo a tutte le persone che, in qualche modo, si trovano a dover preparare un computer per anziani, o più in generale per principianti. Se è vero che una volta installato e configurato le cose possono funzionare da sole, è anche vero che le prime ricerche, le prime navigazioni, le prime cose cercate costituiscono, nell’era degli algoritmi (semi)intelligenti, una sorta di imprinting, che accompagnerà le persone nei mesi successivi. E noi che sappiamo come funziona abbiamo in qualche modo il dovere morale di fare in modo che siano gli algoritmi al servizio delle persone e non le persone al servizio degli algoritmi.

Perché ho deciso di fare mio questo suggerimento

Sarà oggetto di una serie di post più approfonditi in futuro, ma anni di vita immerso nel mondo digitale mi stanno convincendo che noi utenti abbiamo scelto un ruolo troppo passivo.

Il feed dei social media posta fuffa, ma siamo troppo pigri (o poco competenti) per adattarlo usando i vari “non mi interessa” o “non seguire più”. Le piattaforme video ci mostrano contenuti che non ci interessano, ma usare il “non mi piace” sembra quasi un’offesa. E così via.

Penso che invece sia importante che tutti abbiano piena consapevolezza di quello che leggono, guardano comprano. Consapevolezza che passa anche dal sapere che gli algoritmi possono e devono essere educati per essere al nostro servizio, non viceversa.

E chi, come me, tiene corsi di informatica ha il dovere morale di spiegarlo, per evitare nuove generazioni di utenti inconsapevoli.

Simple Things First

Simple Things First, un approccio pragmatico alla consulenza digitale

Troppo spesso chi fa consulenza digitale dimentica di costruire dalle basi. In una recente lezione ho provato a dare una lettura diversa.

Il mondo delle consulenze è interessante sotto molti punti di vista. Uno degli aspetti che ho sempre preferito è l’opportunità di conoscere realtà diverse, esigenze diverse e nuove sfide. Se c’è una cosa che ho imparato in quasi vent’anni di consulenza strategica, digitale soprattutto, è che questo settore ha un difetto strutturale. Manca, da parte dei committenti, la percezione della consistenza del nostro lavoro.

Alzi la mano chi, da consulente digitale, non ha avuto spessissimo l’impressione che il suo lavoro venisse considerato, nella migliore delle ipotesi, un male necessario. Oppure direttamente qualcosa di inutile ma che deve essere fatto “perché lo fanno tutti”. Naturalmente qui parliamo delle aziende esterne al settore digitale e informatico quelle cioè in cui la consulenza digitale, al contrario, dovrebbe essere preziosa.

Consulenza strategica digitale? Sì, ma non dimentichiamoci le basi

Invece, troppo spesso, un consulente digitale si trova seduto a un tavolo in cui le prime parole che si sentono pronunciare sono “Abbiamo già provato, ma non ha funzionato“. Potrei, e potremmo, disquisire delle ragioni di questo fenomeno per giorni, ma non troveremmo una soluzione. Nei miei anni di esperienza, tuttavia, mi sono accorto che alcune ragioni sono in comune quasi a tutti. Ho cercato di sintetizzarle in modo più pragmatico possibile.

Questione di pratica

Spesso non viene spiegata la differenza fra una consulenza strategica e l’implementazione operativa della stessa. E per qualche curioso motivo tutto italiano, sembra che parlare del “chi fa cosa” sia una sorta di tabù. Quindi, il consulente digitale si siede al tavolo convinto che il suo lavoro finisca quando avrà delineato una strategia per il cliente. Il cliente dal canto suo non è interessato alla strategia, ma cerca qualcuno che si occupi degli aspetti pratici. E questo crea i primi fraintendimenti.

Troppe cose per scontate

Spesso i consulenti, in particolare quelli che provengono da un certo tipo di formazione o da alcune scuole di pensiero, puntano molto in alto. Si parla di CRM, di inbound marketing, di multicanalità, e tutto sembra bellissimo. Salvo poi scoprire troppo tardi che il cliente non ha gli account di posta elettronica configurati correttamente, oppure che il target del cliente fa uso marginale di strumenti tecnologici.

Insomma, si da per scontato un livello di partenza che spesso non corrisponde alla realtà.

La prima regola della consulenza strategica digitale è conoscere

Conoscere il cliente, conoscere alla perfezione l’ecosistema in cui si muove e la realtà aziendale. In un mondo perfetto, fare consulenza senza aver passato almeno qualche giorno nelle sedi del cliente dovrebbe essere vietato per legge.

Troppi infatti (ma questo è un problema condiviso con praticamente ogni settore ormai) offrono soluzioni preconfezionate, spesso basate su un’idea astratta della realtà che qualunque titolare d’azienda sa essere falsa. Peraltro, senza occuparsi o preoccuparsi dei reali problemi.

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Quanto costa la certificazione ECDL

Quanto costa la certificazione ECDL?

Quanto costa la certificazione ECDL in Italia, fra prezzi “ufficiali” (che non esistono) e consuetudini per chi offre certificazioni e corsi.

Rispondendo a una domanda arrivata su questo sito (ma senza mail per una risposta!) ho preso qualche informazione. Cercherò di raccontare quanto costa la certificazione ECDL in Italia, in base alle informazioni disponibili e naturalmente alla mia esperienza diretta.

Quanto costa la certificazione ECDL secondo il listino ufficiale?

Qui la risposta è facile: non esiste un listino ufficiale con i costi degli esami ECDL e della certificazione. L’istituto che gestisce la patente europea del computer non ha fini commerciali e per questo motivo non eroga direttamente corsi, non pubblica direttamente libri e così via.

In realtà, il prezzo della certificazione ECDL dipende dal test center e dal tipo di approccio che vogliamo dare. Infatti possiamo decidere di sostenere i soli esami, oppure di seguire un corso.

Quanto costa certificarsi ECDL se vogliamo sostenere solo gli esami?

Qui possiamo farci aiutare dal sito ufficiale italiano, che nella sezione Domande Generiche ha una risposta a questa domanda. Il prezzo medio da loro rilevato è di 90 euro per la skill card, cioè il “libretto” sul quale verranno registrati gli esami, e di 30 euro per esame. Per i 7 esami dell’ECDL Full Standard questo ci porta a un totale di 300 euro.

Tuttavia, basta farsi un rapido giro online per renderci conto che si tratta di un’indicazione di massima. Fra costi competitivi e convenzioni si arriva serenamente a 75 euro per la skill card 25 per ciascun esame. 250 euro in tutto.

Tuttavia non è ancora il momento di tirare fuori il portafoglio. Infatti il mio consiglio è quello di informarsi prima sui corsi disponibili. Molti di questi infatti offrono skill card e esami compresi nel prezzo. Il che ci porta al secondo punto.

Quanto costano i corsi ECDL?

Dire che si trova di tutto sarebbe riduttivo. Chi è ancora in età da scuola superiore o università può iniziare informandosi presso il proprio istituto, che spesso offe corsi gratuiti o a prezzi convenzionati. Naturalmente esistono anche corsi privati, ma il mio consiglio è sempre quello di contattare gli enti formativi della propria zona.

Sfortunatamente infatti in Italia è poco nota, ma esiste una direttiva europea chiamata Formazione Continua individuale (FCI) che mette a disposizione per qualsiasi lavoratore un “voucher” per seguire corsi di aggiornamento, non solo strettamente professionale, piuttosto consistente. Si parla di qualche migliaio di euro. Il bello è che basta chiederlo attraverso un ente formativo.

Molti enti, proprio per questo, offrono corsi ECDL a costi che, con la convenzione, diventano estremamente competitivi. E spesso includono nel “pacchetto” anche le skill card per sostenere gli esami. A conti fatti, potremmo tranquillamente arrivare a pagare il corso meno dei soli esami se li comprassimo per conto nostro.

Quindi il mio consiglio è questo: prima di cercare un test center, cerchiamo un corso convenzionato. Potremmo ottenere la certificazione ECDL risparmiando un bel po’.

lezioni di SEO risorse

Le mie lezioni di SEO: prima di tutto, un po’ di risorse

Una selezione delle risorse che consiglio ai miei allievi quando tengo lezioni di SEO e di web marketing in generale.

Che io nasca come insegnante ECDL non è un mistero, ma nel corso degli anni ho avuto la fortuna di poter insegnare le materie più disparate, dal marketing online per radio e web radio, alla comunicazione digitale per aziende, passando per il social media marketing fino ad arrivare al web marketing, che come spiego spesso non è altro che un termine ombrello per racchiudere una infinità di discipline diverse. Negli ultimi anni, sia per necessità, sia per un “richiamo della Foresta” difficile da spiegare, mi sono avvicinato sempre più alla disciplina SEO, che naturalmente cerco di trasmettere ai miei allievi ogni volta che ne ho l’occasione. Il motivo per cui la SEO mi affascina sarà oggetto di un post, prima o poi, per ora dico solo che la trovo così vicina all’enigmistica da avere un fascino tutto suo.

Per la verità, le mie lezioni di SEO sono un po’ fuori dai parametri

Prima di tutto perché abitualmente mi occupo solo della parte di creazione dei contenuti: la mia filosofia è di lasciare a ognuno fare il lavoro che sa fare meglio, e nella parte tecnica, quella di ottimizzazione on-page, ci sono persone ordini di grandezza avanti a me. All’interno dei gruppi di lavoro che frequento e/o ai quali insegno, utilizzo due definizioni, che probabilmente faranno alzare più di un sopracciglio ai puristi: SEO editoriale è diventato il termine ombrello per tutto quello che riguarda i contenuti, mentre SEO tecnica riguarda tutti gli aspetti di ottimizzazione, dal codice al server passando per il design. Non sarà il massimo, ma aiuta a capirsi rapidamente e rende abbastanza bene l’idea delle due macro-categorie di maggiore influenza. Ma sto divagando.

Secondo alcuni, la SEO Editoriale è principalmente una questione analitica. Purtroppo, con un DNA da giornalista pubblicista, non posso fare a meno di pensare che l’apporto umano sia decisivo. Ne parlerò più diffusamente, ora semplifico per estremi.
Se devo fidarmi della mia esperienza diretta, come questo blog e diversi contenuti che ho “seminato” in Rete, c’è un aspetto ineffabile che sancisce il successo di un contenuto, che sia un articolo o un video: la mano di chi scrive.

Lezioni SEO o lezioni di giornalismo? Un po’ e un po’…

Ci sono i contenuti formalmente perfetti da ogni punto di vista SEO, e poi ci sono i contenuti che si leggono, guardano, gustano volentieri. E questi sono gli unici che funzionano davvero. Spesso anche sfuggendo alle regole formali. Gli esperti hanno provato a canonizzare questi aspetti chiamandoli in mille modi, da sentimentcustomer satisfaction passando per zeitgeist.

Lezioni di SEO gatti

Lezioni di SEO cheap #1: inserisci immagini per catturare l’attenzione.
Lezione di SEO cheap #2: usa il sentiment.
La rete pensa che i gatti siano carini, mettendo insieme questi due suggerimenti farò sicuramente qualcosa di buono vero? O forse no?
Eppure, secondo le statistiche…

 

Io semplifico moltissimo, limitandomi al campo della parola scritta, dicendo durante le mie lezioni SEO (SEO per modo di dire!) che i contenuti destinati al successo sono quelli che si leggono volentieri o, come amo riassumere in un hashtag, #writeforhumans.
La sfiga è che bisogna saper scrivere bene, e non è una cosa che ci possono insegnare le statistiche, le metriche o le analisi.

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