La pandemia, la cultura del dato e la qualità dell’informazione

Un mio post sulla cultura del dato che ha generato una interessante discussione: lo riporto anche qui

Quello che sto facendo è inusuale e per certi versi è l’esatto contrario delle buone pratiche della comunicazione: sto riportando sul mio blog un testo che era nato prima su Facebook. Ma alcuni mi hanno fatto notare come fosse davvero rilevante sotto molti aspetti, per cui ho deciso di fare il proverbiale strappo alla regola.

Lo riporto nella sua formattazione integrale, senza aggiungere nulla. In fondo all’articolo i link al post originale e all’articolo che lo ha generato.

Post lungo, faticoso e di dubbia utilità (almeno vi ho avvisati 😉 )

Se c’è una cosa che dovrebbe essere chiara a chiunque sia giunto alla maggiore età è che la complessità della realtà non permette di tracciare linee di confine nette.

Anche nel caso di problemi nazionali come la pandemia. Questo articolo di ADN fa una cosa utile e intelligente, pertanto poco frequentata anche da giornali e agenzie che sulla carta dovrebbero essere autorevoli: mette a confronto le opinioni di una serie di esperti in merito alla pandemia e al lockdown. E lo scenario che ne esce, ovviamente, è complesso.

Perché anche fra gli esperti veri, quelli con lauree, specializzazioni e decenni di lavoro, ci sono opinioni contrastanti. Si lo so, a inizio anno mi ero ripromesso di parlare più di tecnologia e meno di fesserie inutili come la politica, infatti ora ci arrivo. Perché questo articolo permette diverse riflessioni.

Prima di tutto, la comunicazione: purtroppo non è ancora prassi, ma c’è da sperare che lo diventi a breve, il fatto di “blindare” chiunque abbia un incarico al fatto di non parlare se non in modo concordato. In questo anno le dichiarazioni dei vari membri del Cts, immunologi, professori vari hanno spesso fatto più danni che conforto. D’accordo la libera circolazione dell’informazione, ma questa si fa rendendo pubblici i dati sotto forma di open data, non invitando l’ennesimo professore affamato di visibilità a un talk show televisivo. La realtà non è riducibile a uno strillo fra un conduttore scemo e la pubblicità delle merendine. In questi casi la comunicazione dovrebbe essere contingentata e gestita da qualcuno di capace.

Secondo: i social. Ormai dovrebbe essere chiaro che un articolo come quello che sto incollando non circolerà mai sui social. Perché non è “viralizzabile”: non ha un titolo al limite del clickbait, non ci sfrucuglia la pancia.

La lezione qui è semplice: l’informazione vera e utile non si trova sui social, la cui genesi è il cazzeggio e il cui uso per altri scopi è contro natura. Il mio consiglio? Riscopriamo l’uso della Home Page, dei Preferiti e di strumenti fighissimi per l’aggregaziione di contenuti come Feedly o Inoreader. Io uso quest’ultimo e non potrei più vivere senza.

Sulla tecnologia, ecco la mia osservazione. Se vogliamo fare un’analisi un po’ più a freddo, il vero problema di questa pandemia è che la stiamo gestendo esattamente come tutte le pandemie precedenti, con provvedimenti “a sensazione”. Quello che è aberrante è che oggi avremmo tutti gli strumenti per farci aiutare dalla tecnologia. Come? Cito le prime cose che mi vengono in mente, lasciando perdere i miglioramenti pratici di quello che già esiste.

Open Data e la cultura del dato: ancora oggi in Italia manca completamente. Basta vedere la fatica che devono fare le diverse dashboard per allinearsi con le informazioni fornite UNA VOLTA AL GIORNO dalla protezione civile. Questo perché abbiamo ancora la concezione (sbagliatissima) che i dati debbano essere supervisionati prima di essere “inviati”, mentre la tendenza nei settori produttivi, dove il tempo è denaro e non ci si può permettere overhead, è quella di raccogliere i dati in forma diretta e farli “supervisionare” da sistemi di analisi statistica evoluti. Insomma, potremmo riversare i raw data in tempo reale ed elaborarli successivamente, dando però a tutti la possibilità di lavorarli in tempi molto più brevi. Questo ci porta al secondo punto.

Lentezza di elaborazione: in un mondo in cui riusciamo a prevedere il percorso dei tifoni è INCONCEPIBILE che l’elaborazione dei dati sulla pandemia abbia uno sfasamento temporale di 15 giorni. A cui se ne aggiungono altri per le decisioni. Questo ci condanna a chiudere sistematicamente il recinto dopo che i buoi sono scappati. Con l’aggravante che, anche se non sono un esperto, mi sembra che le decisioni siano presi su dataset corposi ma non complessi, e con modelli tutto sommato semplici. E non riesco a pensare che con le risorse di uno stato non si possa avere abbastanza potenza di calcolo per abbattere i tempi di risposta. Infatti penso che il problema non sia l’elaborazione, ma la lentezza con cui il sistema italiano fatto di responsabili, funzionari, supervisori e fogli di calcolo sbagliati dopo nove passaggi di controllo fornisce i dati. Ancora una volta, il problema è gestionale. Che senso ha che ogni regione, provincia, feudo elabori i dati autonomamente: facciamo in modo che vengano fornite direttamente le letture dai macchinari, e che sia un sistema centralizzato a restituire le elaborazioni, come avviene nell’industria e come un qualunque analista vero suggerirebbe di fare in contesto di big data. (che nel nostro caso in realtà non sono big data ma “a lot of small data”).

Modelli previsionali: magari sbaglio, ma è possibile che al mondo ci sia abbastanza potenza di calcolo per fare i deepfake di Trump che suona l’ukulele su una tavola da surf ma non esista un modello matematico su cui testare l’efficacia dei provvedimenti prima di dare aria alla bocca? Ora, ovviamente non è semplice e non è una cosa che uno può fare con Excel o con un’istanzina di Tensorflow sul PC di casa. Ma è anche vero che qualche risorsa in campo per questa pandemia la si è messa, ma ancora una volta, probabilmente, la scarsa cultura dei dati ci ha impedito di vederne il potenziale.

Di nuovo, si pone il problema del ribaltamento: abolendo i passaggi intermedi e inserendo direttamente le letture strumentali in una base dati centrale, si ottimizzerebbero le risorse per l’elaborazione, si avrebbe un’analisi più tempestiva, si potrebbero fornire dei veri Open Data e costerebbe anche meno, visto che i dati non passerebbero dalle mani di una lunghissima serie di burocrati che non solo allungano drammaticamente i tempi di elaborazione, ma sbagliano pure (La Lombardia è il caso più eclatante). E i denari risparmiati potrebbero essere rilocati per mettere in piedi un sistema di analisi e previsione credibile, che impedisca ai vari esperti di “collaudare” le soluzioni sulla pelle di una nazione, con gli effetti che abbiamo visto finora.

Finito. Ma vi avevo avvisati 🙂

Per chi vuole approfondire o partecipare alla discussione

https://www.adnkronos.com/lockdown-totale-in-italia-cosa-dicono-gli-esperti_4hhyvlzdBRJ9KBQMmsmJ6W?fbclid=IwAR3tO5JCqJpG-aSAeNLDBznWoUiMjPmFwKFkK-VzpMVp7opqycj0f1Ulq7c

funicolare biella

Funicolare di Biella: informazioni e alcune domande a chi è contro il restauro

La Funicolare di Biella: le informazioni generali (prima delle mie considerazioni)

Visto che i motori di ricerca fanno cose buffe con le pagine e con il cervello di chi ci lavora, è possibile che arriviate su questa pagina cercando informazioni sulla Funicolare di Biella, e che vi interessi tutto sommato pochino dei miei borbottii in materia. Quindi, penso sia utile rimandarvi alle fonti ufficiali per chiarire le cose, soprattutto se non siete biellesi. Se invece vi interessano davvero i miei rant, la lettura continua più sotto.

Quando finiranno i lavori alla funicolare?

I lavori alla funicolare di Biella sono iniziati ufficialmente il 29 maggio 2017; la chiusura dell’impianto è avvenuta venerdì 26 maggio, data in cui era scaduta l’ultima proroga concessa per l’impianto nella sua forma attuale. I lavori proseguiranno fino all’inizio del 2018. Il Comune di Biella tuttavia non fornisce una data precisa, ma è una questione di buon senso: ristrutturare un impianto così grande e così antico non è esattamente come cambiare le piastrelle del bagno, e qualche imprevisto è perfettamente comprensibile e prevedibile. (Anche se io aspetto con ansia: voglio esserci all’inaugurazione della nuova funicolare!). Appuntamento al 2018 quindi; peraltro l’impianto di risalita quando riaprirà sarà completamente gratuito.

Come si sale al piazzo senza funicolare?

L’azienda che gestisce i trasporti pubblici biellesi, Atap, ha messo a disposizione un servizio sostitutivo, da e verso Piazza Lamarmora e con una fermata in Piazza Curiel, a quattro passi dalla tradizionale stazione della funicolare. La prima corsa è alle 7 da Piazza Lamarmora e alle 7.07 da Piazza Cucco. L’ultima parte da Piazza Lamarmora verso il Piazzo a mezzanotte e e dal Piazzo verso Biella alle 00.07. L’attesa massima fra le corse è di 20 minuti (al massimo mezz’ora). Questo orario vale per tutti i giorni compresi i festivi, ma c’è una buona notizia per i nottambuli: il venerdì e il sabato ci sono due corse in più, fino all’1 di notte.

Chi non vuole rinunciare all’auto può usare come prima il parcheggio del Bellone, e salire lungo le coste o con il comodo ascensore. Ecco dove è posizionato il parcheggio:

Qui invece iniziano le mie riflessioni…

La mia questione sulla Funicolare di Biella su Facebook

Ho fatto alcune domande piuttosto dirette agli organizzatori della manifestazione / Flash mob per bloccare i lavori di restauro della funicolare di Biella:

1: Perché ora e non alla presentazione del progetto? (nota: come da post precedente, la questione era finita sui giornali nel 2015, non è che fosse un segreto).
2: Se il progetto affonda per la vostra manifestazione, chi si farà carico dei costi?
3: Perché avete riflettuto sui costi che implica bloccare forzosamente un lavoro iniziato, vero?

Visto che non ricevo risposta nelle discussioni, provo a chiedere pubblicamente, confidando che i miei contatti partecipino e tagghino di volta in volta chi sanno essere presente alla manifestazione.

A scanso di equivoci: non ho alcun particolare interesse nel difendere la ristrutturazione o l’operato della giunta, e onestamente non ho nemmeno una posizione così forte.
Ma in prima istanza mi indispettisce molto non ricevere risposte dirette alle domande dirette, in seconda istanza continuo a pensare che tutte queste energie profuse per uno spocchioso e tardivo “no” alla ristrutturazione avrebbero potuto essere investite molto meglio.

Ultimissima nota: vorrei davvero delle risposte serie quindi pregherei i miei amici, in particolare quelli più caldi sul tema a non indulgere troppo nell’ironia, che in questi giorni fra tutti abbiamo dato, ma qui mi piacerebbe davvero avere un confronto costruttivo. Non necessariamente musone, ma costruttivo. Si ironia, no sberleffo. Grazie :)

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Due parole ai contestatori della nuova funicolare e alla loro “strategia”

Mi sono accorto solo adesso che la discussione ha avuto qualche rantolo anche su Tripadvisor dove alcuni stanno avendo l’idea brillante di recensire negativamente la funicolare di Biella per via dei lavori e del fatto che verrà “snaturata”. Senza dilungarmi troppo, vorrei spiegare a questi solerti amanti del Biellese che così facendo ottengono esattamente l’effetto inverso a quello che vorrebbero. Invece di promuovere il Biellese ne denigrano uno dei beni. Purtroppo è tardi per fare educazione, ma per favore, se passate da Tripadvisor mettete una valutazione positiva alla Funicolare di Biella, per compensare i danni che questa gente sta facendo. Grazie :)

Alcune curiosità sulla Funicolare di Biella scovate qui e là

Incuriosito dalla storia di questo mezzo di trasporto, sto facendo alcune ricerche, che per ora mi hanno portato a scoprire qualcosa in più, compreso, forse, un piccolo frammento nascosto di Storia della Tecnologia. Con ordine:

Una società (quasi) milionaria

La società anonima “La Funicolare di Biella” aveva un capitale sociale versato di 100.000 lire, per curiosità ho provato a calcolarne il valore nel 2017 usando un divertente strumento de Il Sole 24 Ore. Oggi quelle “centomila” varrebbero la bellezza di 450.910,63 euro. Volendo fare il conto in lire, per amore di curiosità, il totale ammonta a più di 873 milioni di lire.

“Seconda convoca” in salsa 1800

La Funicolare di Biella appare una sola volta negli archivi della Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia (almeno, secondo quanto dicono Google Books e il Progetto Augusto per l’Automazione della Gazzetta Ufficiale Storica): nella Numero 56 del 9 marzo 1887, peraltro, per una questione piuttosto banale: Gli azionisti vengono convocati in assemblea generale per le 9 del mattino di domenica 27 marzo. Prima di pensare (come ho fatto io!) che si trattasse del solito trucchetto per andare in seconda convocazione agilmente, è interessante leggere data e ora della seconda convoca “Riescendo infruttuosa detta adunanza, quella di seconda convocazione resta fissata per le ore 9 mattina della successiva domenica 3 prossimo aprile.”. I nostri avi amavano alzarsi presto anche la domenica…

La Funicolare e la Fibra ottica sono parenti

Fratelli o fratellastri a dire il vero. L’azienda che costruì il cavo di trazione, la R.S. Newall & Co di Londra infatti, contribuì anche alla costruzione della prima linea di comunicazione sottomarina della storia: correva l’anno 1856 quando il sig. R.S. Newall e i suoi soci ricevettero un’ordine di 2500 miglia di cavo (!) da parte della neonata Atlantic Telegraph Co, che di li a poco li avrebbe usati per costruire la prima linea telegrafica sottomarina.

Una delle prime illustrazioni dell'Atlantic Cable

Una delle prime illustrazioni dell’Atlantic Cable – via Wikipedia

Il Transatlantic Communication Cable fu il primo tentativo di collegare direttamente Europa e Stati uniti, e gettò le basi per arrivare, più di cento anni più tardi, alla costituzione della Backbone che ancora oggi è alla base di Internet (ed è realizzata in fibra ottica).  R.S. Newall & Co. infatti era un’azienda specializzata nella costruzione di cavi metallici, probabilmente la migliore al mondo di quel periodo. Certo, dopo una commessa di quel genere quella del cavo di acciaio della Funicolare di Biella deve essere sembrato uno scherzo…

I primi guasti all’impianto

… e infatti la presero sotto gamba. Non è vero, nessuno può saperlo con certezza, anche se mi piaceva questo piccolo paradosso. Quello che sappiamo è che il 15 novembre 1893 il cavo si ruppe e il danno venne studiato per capire dove fosse il problema da un gruppo di studenti. Ne troviamo traccia in “Notizie sul laboratorio per esperienze sui materiali da costruzione, annesso alla r. Scuola d’applicazione per gli ingegneri in Torino“. Grazie mille, Google Books!

Nota a margine: visto che queste curiosità sono frutto di un po’ di ricerca e un minimo di sano spirito giornalistico, ma sono realizzate in completa autonomia e per puro divertimento, potrebbero contenere piccoli errori (e anche errori madornali, a dire il vero, visto che le fonti reperibili in poco tempo sono di difficile consultazione). Chiunque sia in possesso di fonti più certe, notizie interessanti e curiosità sulla Funicolare di Biella che voglia condividere, oppure voglia segnalarmi errori o imprecisioni, sarà benvenuto. Meglio però se avrà a disposizione una fonte da citare e mostrare, per dare il miglior servizio ai concittadini e ai curiosi. Grazie!

Biella_Borgo,_piazza_Duomo

Biella, proposte per il futuro e le “nuove” idee degli esponenti di spicco

Visto tutto quello che succede a Biella negli ultimi giorni, ho pensato di cercare il mio quarto d’ora di fama.

Brava gente ma a Biella è scattato il campionato mondiale di baggianate e nessuno mi ha avvisato?
Cazzobadile voglio anche io il mio spazio sui media locali… Secondo voi quale di questi argomenti avrebbe più presa?

1: Facciamoci sponsorizzare il trenino Biella Oropa da Amazon e Tesla che hanno identificato nel Biellese il nuovo ombelico del mondo.
2: basta con i riti copiati dagli indiani! Che i nostri giovani tornino a farsi di eroina e fare le messe sataniche a Oropa bagni come negli anni ’80 che noi il centro città lo vogliam pulito!
3: Facciamo ripartire il tessile una volta per tutte! Ogni famiglia Biellese si autotassi di 100 euro da donare ai grandi nomi perché riportino qui le fabbriche!
4: Il Biellese è il prossimo centro del turismo! Per prevenire le ondate di turisti del prossimo decennio, istituiamo fin da subito le targhe alterne, portiamo la tassa di soggiorno a 5 euro e istituiamo la Riserva Naturale di tutto il Biellese, unico luogo al mondo in cui i dinosauri non solo vivono e camminano, ma hanno libero accesso ai mezzi di informazione che presidiano per il 99% del tempo e dello spazio…

Voi per quale votate? Accetto anche altri suggerimenti :D

I suggerimenti degli aficionados

  • Facciamo la galleria a piedicavallo!
  • Io voglio l’autostrada fino a Trivero… abbiamo gli *****, il futuro del tessile
  • Io ancora non capisco perché non riconvertite tutta la produzione provinciale a Menabrea.
  • 1) Ripristinare la funzione centrale dei giardini zumaglini, non solo più come luogo di spaccio ma anche di consumo di sostanze stupefacenti come negli anni 80
    2) riqualificazione delle fabbriche, da fabbriche a luoghi per fare rave con relative TAZ
    3) (rimosso, l’utente medio del web non avrebbe capito l’ironia, NdKappa)
    4) ripristino della funicolare in funzione del turismo, con relative navette dalla stazione di Biella ogni 5 minuti, per vedere quel gioiello di tecnologia con la scritta ATAP in verde sulla fiancata che mio dio, un pugno in un occhio.
    5) tutte i locali chiusura alle ore dieci, e coprifuoco in via italia con l’esercito che sorvegli l’applicazione della legge; ai trasgressori saranno applicate le norme che vanno in contrasto con la convenzione di ginevra
    6) autostrada a 8 corsie per senso di marcia che parte da Santhià e va verso Trivero, ma non solo, gira intorno a Biella e fa un anello, che sarà simile al Grande Raccordo Anulare.
  • Un bel muro perimetrale di cemento armato attorno alla provincia con cecchini a guardia. Anarchica autarchia!
  • – i locali notturni siano relegati alla periferia della città;
    – l’ultima corsa dell’autobus sia alle 17:30 in modo che per le 18 siano tutti tra le mura domestiche.
  • Vorrei anche più parcheggi blu in centro.[…]… Soprattutto nella piazza del Sociale: non capisco perché ci siano ancora dei parcheggi bianchi. Assurdo!

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parassiti privi di gratitudine

Breve ma sentita riflessione sulla gratitudine

Ti scrivono vecchi allievi. Bella li, è sempre un gran piacere.
Ti chiedono una informazione: “Gran figata, mi considerano autorevole”.
Rispondi alle loro informazioni volentieri, senza nemmeno prendere in considerazione l’idea di dire “ti faccio un expertise” come sarebbe invece giusto.
Leggono la tua risposta e non ti scrivono manco “grazie”.
Se al prossimo giro vi applico una tariffa oraria da neurochirurgo, sapete perché.
l’odio.

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Jobs Act Autonomi, si poteva fare di peggio, ma bisognava impegnarsi.

Jobs Act autonomi, ovvero la ricorsività degli errori elevata a forma d’arte.

Invece di riparare il mercato del lavoro, si legittima l’uso improprio delle partite IVA, con due risultati eccezionali:
– si legittima il mascheramento del lavoro subordinato
– si sviliscono i piccoli imprenditori come il sottoscritto, che hanno sempre interpretato il loro essere consulenti come un reale modo per fare impresa.

la sola definizione “lavoro autonomo non imprenditoriale” mi farebbe voglia di scendere in piazza.

Caro stato: non mi permetti di acquistare immobili funzionali alla mia professione, mi fai scaricare il 20% dell’auto che uso all’80% per il lavoro, mi metti dei limiti ridicoli sui beni strumentali. Zero incentivi, zero agevolazioni. E io impresa come la faccio? Con i soldi del superenalotto?

Unica cosa buona: le spese per la formazione.

Una cosa fatta così a sacco scrotale, neanche nei paesi del settimo mondo, non del terzo.
#bravibravi Pubblicato automaticamente da Facebook via IFTTT

Vaccini, ricerca, Big Pharma e soprattutto fact checking

Pubblico a futura memoria, visto che su Facebook si è generata una discussione molto interessante

Non mi piace giudicare a priori, ma tutto il bailame contro i vaccini mi fa sorgere un dubbio:
Ma se credete che siano così dannosi e che la loro pericolosità sia così evidente, perché non fate l’unica cosa che avrebbe senso, cioè finanziare una ricerca?
Con Kickstarter o una piattaforma simile, a un’euro a testa dovrebbe volerci un attimo. Ipotizziamo che in Italia ci siano 150mila persone contrarie ai vaccini a vario titolo. Sono centocinquantamila euro, con i quali mi risulta si possa già finanziare una buona ricerca.
Dopo, dati alla mano, non sarebbe più facile difendere la propria tesi?
Perché vedo un sacco di chiacchere ma non vedo ricerche finanziate?
(post serio, please)

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Letture del passato | 27 dicembre 2016

Intanto che gli anticorpi fanno il loro dovere, mi ricordo di roba che leggevo nel ’96:
ENCIBER Rapporto sui criteri utilizzati per la compilazione dell’Enciclopedia Cibernetica e l’analisi del fenomeno di rivolta sociale denominato Bushido Moderno”.
Sono curioso: qualcun altro era così fomentato con il cyberpunk negli anni ’90? La domanda ha un prosieguo, ma prima vediamo come va questa :D from Facebook
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