Esame ECDL con Windows XP: è ancora possibile?

Alcuni giorni fa, parlando con un caro amico, mi ha raccontato di aver patito le pene dell’inferno nel cercare di aiutare una sua conoscente, perché questa si stava preparando all’esame ECDL con Windows XP. E lui, per aiutarla, ha dovuto creare una macchina virtuale apposita con tutte le complicazioni del caso.

Perché ci sembra così strano usare Windows XP per l’ECDL?

Il primo motivo è il più banale: è un sistema operativo nato 16 anni fa. Per i tempi dell’informatica, un’era geologica, e anche per le persone, non è che si scherza. Se lo usate su un computer che è stato comprato con questo sistema operativo, significa che ha, nella migliore delle ipotesi, dieci anni. Che sono tanti per un’auto o uno scooter, figuriamoci per uno strumento tecnologico.

La seconda e più importante ragione è che anche Microsoft ha interrotto qualsiasi supporto a Windows XP l’8 aprile 2014. Significa che da almeno tre anni questo sistema operativo è abbandonato a sé stesso, senza nessuna manutenzione o aggiornamento.

Quindi, affrontare l’esame ECDL con Windows XP significa, di fatto farlo su un prodotto ben oltre la fine della carriera e soprattutto decisamente obsoleto. Che per una certificazione che dovrebbe agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro sembra un controsenso.

esame ECDL con Windows XP

Wikipedia ci ricorda quanto è “vintage” Windows XP

Esame ECDL con Windows XP, è possibile?

A giudicare da quello che possiamo leggere sulla pagina ufficiale delle software suite, si, è possibile. La pagina è aggiornata al 12 aprile 2017, ed elenca espicitamente Windows XP in molti dei moduli. Attenzione però, perché le cose cambiano se ci rivolgiamo alle pagine ufficiali del sito europeo. Per esempio, visitando quella che si riferisce al modulo Computer Essentials, non troviamo più WindowS XP fra i software, ma solo le versioni successive. Sembrerebbe, insomma, che a livello europeo il sistema operativo più datato per conseguire la certificazione ECDL sia Windows 7. Il dubbio, quindi, è legittimo. Lo studente ECDL italiano che armato di buona volontà e una certa passione per il vintage si sia certificato ECDL nel 2017 con Windows XP, vedrà la sua competenza riconosciuta a livello europeo?

Windows XP nel 2017, il rovescio della medaglia

Ora, dal mio punto di vista,effettuare il test ECDL con Windows XP, o con qualsiasi altro sistema operativo non ha poi tutta questa differenza, anzi: XP, proprio perché più datato, è più spartano e in alcuni casi permette ai neofiti di capire meglio cosa si muove “sotto al cofano” e alcuni principi di base. Certo, è come andare a scuola guida con una Uno del 1985, ma, come si direbbe in campo automobilistico, così si impara a sentire il motore. Vero o falso che sia, rimane che per comprendere i principi di base come copia / incolla, file e cartelle e per levarsi il timore di usare i computer, può essere una soluzione accettabile. Non eccezionale, ma accettabile. Quindi, fermo restando che secondo la fonte ufficiale in Italia ci si può certificare ECDL su Windows XP, rimane un problema: Windows XP sopravvive su meno del 9% dei computer installati al mondo, secondo Net market Share. Quindi, la domanda più che lecità e: che senso può avere imparare a usare il computer su una piattaforma di minoranza?.

esame ECDL con Windows XP

 

La questione del test ECDL con Windows XP ne solleva altre

La risposta non è semplice, e ci mette di fronte a una serie di bivi. Perché se da un lato è vero che i sistemi operativi moderni offrono una infinità di funzioni in più, è anche vere che la vita digitale delle persone si svolge sempre meno dal PC. Ad eccezione dei contesti lavorativi, infatti, l’uso del PC è sempre più relegato ad appassionati e a chi ha un hobby specifico (fotografia, montaggio video). La mia esperienza mi dice che gli altri spesso fanno quasi tutto dal telefono o dal tablet e, anche se usano il PC, di rado si allontanano dalle web App e dal browser.

Il primo problema, dunque, sarebbe quello di dividere l’approccio per il mondo del lavoro, che per la verità abbiamo sempre inteso come obiettivo principale di ECDL, da quella che è la “cittadinanza digitale”, cioè l’opportunità anche per chi non deve usare in Digitale e Internet per lavoro, di accedere alle opportunità di questo mondo.

Qualcosa in questo senso, nel mio piccolissimo, ho cercato di fare nell’imprinting del progetto #Biellainclude e, nonappena questo riprenderà, sarà senza dubbio la strada da seguire. Se dovessi fare una previsione, domani vedo ECDL come risorsa professionale per tutti gli ambiti in cui l’uso del Digitale è strumentale alla professione (il più classico degli esempi: la figura dell’impiegato amministrativo), e un altro tipo di corsi per una sorta di “educazione civica digitale” (si, #Biellainclude, penso a te ;) ). Per la verità anche in seno a ECDL, in particolare a livello europeo, sembra che alcune cose si stiano muovendo in quella direzione. Ma sto divagando.

ECDL, Windows XP, Open Source e così via

Uno dei problemi principali di ECDL è sempre stato quello di doversi confrontare con un mondo in cui il 90% del mercato è rappresentato da prodotti unici per marca. Il sistema operativo più diffuso è un prodotto commerciale, il pacchetto per l’ufficio più diffuso anche, e così via. Per questo, uno dei fronti aperti più complicati è proprio il fatto di conciliare questo con l’universalità dell’insegnamento. E, per ora, l’idea sembra essere sempre stata quella di favorire la produttività e la possibilità di inserimento nel mercato degli allievi, favorendo le piattaforme più diffuse. Per esempio, la versione Open Source della certificazione ECDL esiste, ma trovare una sede in cui conseguirla è decisamente più impervio. Questo genera buona parte delle idiosincrasie. Perché, se ragioniamo sui dati di diffusione, le cose si fanno ancora più complicate.

Se Windows XP, globalmente esiste ancora sul 9% delle piattaforme, infatti, chiunque frequenti qualche azienda, sa che spesso, nel tessuto produttivo italiano, le cose possono essere diverse (giusto per fare un esempio, proprio ieri mi sono state chieste informazioni su un computer equipaggiato con windows 98). Quindi, il problema “commerciale”, sembra essere senza soluzione: Innovare e preparare gli allievi al futuro o condannarli a imparare anche un sistema operativo “maggiorenne”?

ECDL, Windows e il futuro: una possibile soluzione

Come ribadisco da tempi non sospetti, una possibile soluzione c’è, ed è il proverbiale uovo di colombo, che nasce da una semplice osservazione:

perché a scuola guida non ci sono gli stessi problemi?

Molto semplice: perché in quel campo sono previsti degli standard! Non importa la marca o il modello di auto, ma per circolare in Europa deve avere alcune caratteristiche di base: comandi, impianto ottico, tipo di motore e così via.

Semplificando in modo estremo (le cose sarebbero molto più complesse), basta applicare lo stesso principio: una possibile strada sarebbe quella di identificare alcune funzionalità indispensabili e creare uno standard che ne fissi i criteri. Per assurdo che possa sembrare pensiamo a questo: dover disporre di frecce e fanali non ha mai limitato la creatività dei designer di auto.

Inoltre, spesso, nel mondo digitale gli standard “di fatto” già esistono. Qualche esempio? Grassetto e corsivo negli editor di testo, l’uso del tasto destro, il copia / incolla.

Semplificando estremamente il discorso, basta codificarli meglio e renderli universali. Con i formati di file le cose sono andate “quasi” bene, riuscire a farlo per le applicazioni potrebbe essere un buon segnale di maturità.

E ci libererebbe per sempre dai problemi di obsolescenza per le certificazioni ECDL, i test center e le piattaforme di insegnamento.

Di nuovo in Pista – BiellaInclude

Dopo un periodo di assenza più o meno forzata, torno ad aggiornare questo blog parlando di uno dei progetti che mi ha tenuto impegnato in questi ultimi tempi: #BiellaInclude, il progetto di inclusione digitale dell’Agenda Digitale Biellese.

Prima di tutto, faccio una doverosa precisazione: prima di partecipare al mio primo incontro ero piuttosto dubbioso sulle attività dell’Agenda Digitale ma, come ho detto in altre sedi, sono felice di essermi sbagliato. L’entusiasmo e la competenza con cui molti dei progetti sono portati avanti mi ha permesso di ricredermi e, per mia fortuna, di aderire.

Cosa ho fatto?

Semplicemente, mi sono occupato di coordinare il progetto di inclusione digitale, quello che nella preistoria avremmo chiamato alfabetizzazione informatica. Per fortuna, però, la strada scelta è stata molto diversa, e di questo sono piuttosto felice. Anche perché il progetto che abbiamo portato avanti è un po’ una mia creatura, visto che gli altri membri di questa linea d’azione hanno acconsentito (per convinzione o sfinimento ;) ) ad accettare buona parte della mia visione.

Dal punto di vista tecnico e istituzionale non c’è molto da aggiungere ai documenti inclusi in questo articolo. In questa sede, come sempre, ne approfitto per chiarire un po’ meglio la mia visione. Procedendo per punti più o meno schematici e, mi auguro, chiari.

Informatica? No grazie

La primissima osservazione, nella quale insisto anche nella presentazione del progetto (che se WordPress collabora dovrebbe essere in corso mentre questo post raggiunge la rete), è molto semplice:

L’informatica è un concetto superato

Almeno per quanto riguarda l’insegnamento. Oggi ci sono ancora corsi  considerati “di informatica” semplicemente perché si fa largo uso di tecnologie e soluzioni digitali. Alcuni esempi? Corsi di Webdesign, corsi per l’utilizzo di Internet, ma anche quelli di Social Media Marketing o di comunicazione digitale. Questo avviene in particolare nelle sedi istituzionali, purtroppo. Quello che mi auguro è che questo progetto possa contribuire a modificare questo modo di vedere le cose. Penso infatti che sia chiaro per chiunque frequenta il Digitale che imparare a usare un tablet, a creare un blog o a fare acquisti online ha a che fare con l’informatica in senso accademico quanto andare a scuola guida a ha che fare con l’ingegneria meccanica.

Non tutti vogliono (e devono) imparare le stesse cose

Rimanendo sul paragone automobilisitico, così come c’è differenza fra essere pilota, autista, elettrauto, carrozziere, meccanico, progettista o designer, esistono differenze che l’ambiente dell’insegnamento deve recepire fra i diversi rami del Digitale. L’informatica in senso stretto è quella di programmatori, analisti e ingegneri del software, per esempio, mentre le professioni digitali si spingono molto più in la. Uniformare il tutto suggerisce l’idea sbagliata che un bravo grafico Web o un eccellente progettista CAD debbano essere anche informatici, mentre devono essere prima di tutto, rispettivamente, esperto di grafica e meccanico o architetto. Far ricadere queste professioni sotto l’egida dell’informatica sarebbe come dire che, negli anni ’80, un buon grafico doveva essere un ottimo chimico per conoscere le mescole dei colori che utilizzava.

Insomma, oggi nella maggioranza dei casi il Digitale è uno strumento. Insostituibile, eccezionale, vantaggioso. Ma non è il fine. Un buon meccanico sa usare perfettamente i suoi strumenti, ma non significa necessariamente che li sappia progettare, gestire, mantenere. Credo che sia giunto il momento di estendere il ragionamento al Digitale, e in #BiellaInclude ho avuto, per mia fortuna, l’opportunità di rendere reale questa idea.

Mi spingo un po’ più in la: anche all’interno di temi apparentemente analoghi, ci sono grandi differenze. Un rappresentante di commercio, per esempio, usa molto l’automobile e la patente gli è indispensabile. Tuttavia, non è lo stesso tipo di patente richiesta, per dire, a un conducente di veicoli conto terzi. Arriviamo al terzo punto.

Diversi modi di imparare

Oggi, chi vuole avvicinarsi al mondo digitale, non ha molte scelte se non i corsi ECDL o quelli di alfabetizzazione informatica, che spesso comunque sono declinati con temi analoghi ai primi. In questi corsi si apprendono le basi dell’uso del computer, l’utilizzo dei vari pacchetti per l’ufficio, di Internet e , nelle nuove versioni, sicurezza e strumenti di collaborazione online.

Tuttavia, c’è un limite: l’eredità culturale di questi corsi, infatti, è quella del mondo professionale: si impara la stampa unione e a creare lettere aziendali e circolari, fondamentalmente. Il che è perfetto per chi deve includere competenze digitali nella sua professione.

Ma non è quello che serve alle persone. Almeno, non a quelle che vogliono avvicinarsi al Digitale per interesse o curiosità personale, o che lo vogliono utilizzare nella loro professione al di fuori dei limiti del lavoro d’ufficio.

Oggi c’è un mondo intero che si muove sui Social Media, per esempio, e non stiamo nemmeno prendendo in considerazione il mondo Mobile in senso stretto: App, pagamenti elettronici, dispositivi. Oggi il mondo della formazione ha recepito Skype e le Web App per l’ufficio, il che è ottimo, ma le persone nel frattempo hanno iniziato a usare WhatsApp e Periscope. Da un certo punto di vista è giusto così: corsi che garantiscono professionalità non possono essere completamente proni alle mode e agli usi del momento.

Ma le persone ne hanno bisogno. Ecco perché ho proposto la nascita della

Palestra Digitale

L’idea alla base è semplice, e si rifà proprio alle palestre: creare spazi di apprendimento personalizzato e differito, che si possa adattare alle esigenze di ciascuno, ma che nello stesso tempo sia adattabile e facilmente replicabile.

Il luogo dove si apprende il Digitale insomma, deve somigliare, almeno per chi vi si avvicina per interesse personale, sempre meno a un’aula e sempre più a un punto di aggregazione, in cui esercitarsi, provare e scegliere di volta in volta se sperimentare cose nuove, migliorare quello che si conosce o semplicemente scambiare conoscenze ed esperienze con altri curiosi.

Abbiamo messo insieme un sistema che, anche nella struttura, ricorda proprio le palestre: insegnanti e tutor sono presenti, ma non fanno lezione in senso stretto, se non per un modestissimo numero di ore all’inizio. Per il resto saranno a disposizione per dare consigli, suggerire il lavoro da fare, correggere e aiutare. Esattamente come nelle palestre.

La Palestra Digitale è un’idea che, nel suo piccolo, rivoluziona non solo il modo di insegnare il Digitale, ma il concetto stesso di Digitale, allontanandolo dalla vecchia identità “Digitale = Informatica” che ne blocca la diffusione, allontanandolo dalle persone.

Mi auguro, con questa idea, ma soprattutto con i presupposti che l’hanno generata, di contribuire insieme con gli altri membri del gruppo di azione #BiellaInclude, a un cambio radicale.

In fondo, le cose vanno fatte per fare la differenza, no?

Il progetto DigitalClub

La presentazione

Oggi, 30 giugno 2015, presenteremo il progetto presso Villa Ranzoni, nel Comune di Cossato. Ecco le mie slide: